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      E a' duoi di giugno ci partimmo, con molto timore d'incontrarci con Francesi, che pochi giorni avanti avean quivi presi duoi de' nostri navilii, e arrivati sopra l'isola di Belmada ci prese una tempesta, che suol pigliare tutti quei che di quivi passano, la qual tempesta è conforme alla gente trista che dicono che vi sta, e tutta una notte ci tenemmo per perduti: piacque a Dio che, venuta la mattina, la tempesta cessò, e seguimmo il cammino nostro. In capo di 29 giorni che eravamo partiti dalla Havana, avevamo navigato mille e cento leghe, che dicono che sono di quivi insino al popolo degli Azore, e passando il dí appresso per l'isola che chiamano del Corvo demmo in un navilio di Francesi, il quale all'ora di mezodí ci cominciò a seguire con una caravella che si menava drieto, tolta da' Portoghesi, e ci diedero la caccia; e al tardi vedemmo altre nove vele, ma stavano tanto lontano che non potemmo conoscere se fussero di Portoghesi o di coloro medesimi che ci seguitavano. E come fu fatto notte il Francese stava vicino a noi ad un tiro di bombarda, e come fu scuro noi demmo volta al cammino per fuggirci da loro, ma, standoli cosí vicini, ci vidde e venne verso noi: e questo facemmo 3 o 4 volte, ed essi ci poteano pigliar se voleano, ma si reservarono a farlo la mattina. Piacque a Dio che, come fu fatto giorno, il Francese e noi ci trovammo intorniati dalle nove vele che ho detto che avevamo vedute la sera avanti, e le conoscemmo esser dell'armata del re di Portogallo: e ringraziai molto nostro Signor Iddio, che m'avesse scampato de' travagli della terra e pericoli del mare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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