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      Era in questa isola una tanta abondanzia di lupi marini che era cosa di gran meraviglia. Quivi ci fermammo quel giorno, uccidendo gran numero di questi lupi, co' quali avemmo qualche fatica, perché eran tanti e s'aiutavano cosí bene che era cosa di stupore, perché ci avenne che, essendo occupati in ammazzarne alcuni con bastoni, si mettevano insieme venti o trenta di loro che, alzandosi con i piedi dinanzi, ci venivano affrontare in un drapello, e buttaron due o tre de' nostri compagni in terra: onde lasciati quei che avevano tra le mani, essi con gli altri ci si fuggivano entrando in mare, ancora che con tutto ciò ne uccidemmo molti, i quali erano cosí grassi che era maraviglia. Aprendone alcuni per avere il figato, trovammo nel corpo alcuni sassetti neri, che ne restammo molto maravigliati.
      L'altro giorno ce ne stemmo qui sorti per non aver buon tempo per navigare, e per questa cagione determinò il capitano d'uscir in terra con altri nove o dieci compagni, per vedere se vi era gente o segno che ve ne fosse. E trovaron in terra ferma sette o otto Indiani come i Chichimechi, che andavano a pescare e avevano una zattera di canne, i quali tosto che ci viddero saltare a terra si posero a fuggire, ma, seguitati da' nostri, al fine ne fu preso uno, che era d'un linguaggio molto strano, che non si poté mai intendere. Il suo vestire non era cosa veruna, perché era ignudo; portavano costoro l'acqua in utri di pelle di bestie salvatiche, pescavano con ami d'osso: gli trovammo quantità di quei pesci, de' quali noi gliene togliemmo tre o quattro dozzine.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Indiani Chichimechi