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      E quivi prese il capitano la possessione per il marchese da Valle in nome di Vostra Maestà, e doppo ce ne ritornammo alla nave, e la notte vedemmo in terra quattro o cinque fuochi. Il giorno vegnente determinò il capitano per aver veduti questi fuochi uscire in terra, e ce ne andammo con due barche e quindeci o venti di noi a certe piaggie incurvate e lunghe due leghe dal luogo dove stavano le navi, e dove avevamo veduti i fuochi, e trovammo due Indiani di grandissima statura, tanto che ci dettono gran maraviglia: portavano i lor archi in mano e le frezze, i quali, tosto che ci viddono saltar in terra, fuggirono, e gli seguimmo fino dove erano le stanzie e alloggiamenti loro, che erano certe cappanne d'erba e frasche, e vi trovammo pedate di molte persone picciole e grande, né avevano niuna sorte di vettovaglia se non pesce polpi che vi trovammo. La disposizione del paese pareva cattiva alla costa del mare, percioché non vi si vedevano alberi né erba verde; vi erano alcuni piccioli sentieri mal usati, e lungo la costa del mare si vedevano molte pedate d'adibes, lepri e di conigli; si vedeano vicino a terra in certe isolette alcuni lupi marini. Chiamasi questo porto il porto di Santo Andrea.
     
     
      Scuoprono un'isola montuosa molto grande, e appresso alcune altre, con paese vago, verde e dilettevole. Compariscono certi Indiani in canove di canne, con voce come fiaminga, co' quali non possono avere commerzio.
     
      Il giorno vegnente ripigliammo il nostro viaggio fra la terra ferma e una isola, che credemo che abbia di circuito piú di cento e ottanta leghe, vicini a terra quando una lega e quando due.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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