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      In questo modo navigando venivamo sempre considerando il sito di quel paese, restando consolati tutti in vederlo, perché sempre piú ci aggradava, vedutolo ognora piú verde e ameno, e l'erba che trovavamo vicino alla riva era vaga e dilettevole, ma non molto alta, che non passava una spanna al parer di tutti. Similmente le montagnuole che noi vedevamo, che erano molte, con assai colline, ci rallegravano molto la vista, massimamente che si giudicava che fra l'una e l'altra vi fussero d'amene valli e grotte.
     
     
      Scuoprono un seno di mare assai grande, con quattro isolette: ivi prendono la possessione. Navigando e discoprendo varie isole pervengono al porto di Santa Croce, ove non potendo aver cognizione di quelli Indiani, benché ponessero aguati nel luogo di Griflua, partendo, hanno pericolosa e lunga fortuna, qual cessò poiché viddero santo Ermo.
     
      Nell'uscire di queste bocche cominciammo a trovare un seno con un porto assai grande, circondato di molti monticelli, con selve similmente verdeggianti e d'aggradevol vista. In questo seno e spiaggia erano vicine a terra due isolette, l'una delle quali era a guisa d'una tavola da mensa, di grandezza d'una mezza lega, e l'altra era un colle rotondo, quasi della medesima grandezza. Queste isole ci serviron solo in contentarci la vista, che nel resto la passammo senza fermarci, con poco vento, il lunedí di mattina. Seguimmo tutto quel giorno il nostro viaggio con il medesimo vento debole, e indi a poco ci si mostrò tutto contrario, in modo che fummo costretti di surgere nella punta di questo porto; e nel venir del giorno il martedí facemmo vela, ma poco caminammo tutto il giorno, per esserci similmente il vento contrario, benché molto debole.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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