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      Questo udito, il capitano saltò in piedi con non poco dispiacere, perché le guardie erano state transmutate, e con la spada e la rotella, seguiti da un soldato che si chiama Haro, e poi dagli altri. Però il capitano e quel soldato vanno alla volta d'una porticella di certi sassi per dove noi altri avevamo da montare, percioché, se gl'Indiani ci avessero tolto quel luogo, noi saremmo incorsi in gran risico, che ci avrebbono ben uccisi la maggior parte di noi, né sarebbono scampati se non coloro che per ventura fossero potuti salire su le barche: e il reflusso era cosí grande che, se non fosse stato notator piú che eccellente, non si sarebbe niun salvato. Finalmente il capitano seppe usar tanta destrezza, e con prestezza tale, qual fosse stata possibile ad usarsi: preso dunque che ebbe con Haro la porticella, dietro loro montarono gli altri soldati; però il capitano e Haro si voltarono agli Indiani e gli mostrarono faccia, e gli Indiani investirono in essi con tante pietre, frezze e aste che era una cosa maravigliosa, che la rotella che aveva il capitano nel braccio gliela ridussero in pezzi, e in oltre lo feriron d'una frezza nella piegatura del ginocchio, che, ancora che la ferita non fosse grande, si sentiva egli però molto doglioso. Cosí, stando a resister all'impeto loro, percossero con una pietra Haro, che era dall'altra banda, sí fortemente che lo gettorno disteso in terra, e incontinente arrivò un altro gran sasso al medesimo che gli fracassò la rotella, e d'un altro colpo di frezza dierono al capitano e gli passaron una orecchia netta; venne un'altra frezza e ferí un altro soldato, chiamato Graviello Marchese, in una gamba, di che si sentiva gran dolore e andava zoppicando.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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