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      Stando in questo, Francesco Preciato imbracciò la sua rotella e con la spada in mano saltò dall'altra parte della valle, che già da quel canto non era molto alta, dicendo: "Or su, signori, sant'Iago, a loro"; e dietro lui saltaron Haro, Teraza, Spinosa e un balestriero chiamato Montagno, e doppo gli seguí il capitano, ancora che molto zoppo, con un moro e un soldato che andava con lui, inanimando e confortando che non gli dovessero temere. In questo modo gli riducemmo fin al luogo dove s'erano fatti forti e donde erano discesi, e noi pigliammo un altro colle all'incontro di loro, lungi una tirata di dardo; e riposati che fummo alquanto, giunse il capitano che ci disse: "Or su, signori, addosso, prima che si riabbino in quel colle, che già notoriamente vedemo che temono di noi, poiché ogni volta noi gli scacciamo dai loro forti". E subito tre o quattro di noi andammo alla volta loro, molto coperti delle nostre rotelle, al piè del forte dove essi s'erano raccolti, e dietro ci seguirono gli altri. Gli Indiani rincominciarono a mostrarci la faccia e a tirarci molte pietre e frezze, e noi con le spade nelle mani ci mettemmo fra loro in tal modo che, avendo veduto con quanto empito noi gli combattevamo, abandonarono quel forte e per la costa a basso come cervi se ne passarono al colle dall'altra parte, dove stanziava l'altro squadron d'Indiani, da' quali furono raccolti. E si misero a parlar fra loro, ma in voce bassa, e si posero a sei a sei accoppiati, e a otto a otto, e fecero fuoco e si scaldavano: e noi all'incontro guardavamo questo stando cheti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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