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      La notte venne gran pioggia, simile a quella di Castiglia, e tutti ci trovammo bagnati la mattina. Prendemmo gran piacere di vedere il sito di quella terra ferma, per essere verde e scoprirsi una valle amena di buona grandezza, e pianure, le quali parevano circondate d'una ghirlanda di montagne. Al fin per tema delle traversie, veduto il mare alto, non ardimmo di star quivi o arrivare alla terra, e per aver gran bisogno di canapi e ancore ci convenne dare un'altra volta al mare, e postici in esso, sentendosi pur quei venti contrarii, giudicorono i pilotti che non ci fosse altro rimedio se non di nuovo ridurci al nostro riparo, e in questo modo ce ne ritornammo, ma alquanto piú sopra del luogo primo. La domenica surgemmo qui con gran dolore di tutti, veduto quanto pativamo, né potevamo spontare innanzi, che questo ci era un affanno che niuno altro ci poteva essere piú intollerabile. Sentivamo questo giorno doppo l'essere surti grandissimo vento maestrale, nostro contrario e nemico capitale, e a notte chiusa cominciò a rinforzarsi sempre maggiore, tanto che le navi travagliavano molto, e dopo la mezanotte, al quarto dell'alba, si ruppero duo canapi alla nave Trinità, che tenevano due ancore che aveva: e vedutasi cosí in abandono, andò volteggiando per mare fin al giorno, che se ne ritornò a surgere presso di noi con una ancora che gli era rimasa. Questo giorno ci mettemmo tutti per cercar queste ancore perdute, e con tutta la diligenzia che ci usammo non se ne poté trovar piú che una.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Castiglia Trinità