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      E in questo modo io insieme con lui cominciai a seguir il cammino che essi presero, e indi a poco ci ritrovammo con tutte tre le navi piantate nell'arena, di maniera che uno non poteva soccorrer l'altro, né i battelli potevan anco darci soccorso, imperoché era il corrente cosí grande ch'era impossibile accostarsi l'uno all'altro; onde corremmo tanto gran rischio che stette molte volte l'orlo della capitania sotto l'acqua, e se non fosse miracolosamente venuto un gran colpo di mare, che ci ridrizzò la nave e la fece respirare, noi ci saremmo annegati; e similmente l'altre due navi si ritrovarono in assai gran rischio, pur, per essere minore e ricercare meno acqua, non fu tanto quanto il nostro.
      Or volse Iddio che crescendo la marea ritornarono le navi a nuoto, e con questo andammo innanzi, e ancora che la gente volesse ritornare adietro, tuttavia determinai che s'andasse oltre e si seguisse il viaggio preso, e passammo innanzi con gran fatica, girando la prora or di qua or di là per vedere di ritrovar il canale: e piacque a Dio che in questo modo venimmo a dare nel capo del seno, dove trovammo un fiume molto potente, che menava cosí gran furia di corrente che a pena potevamo navigare per esso. In questo modo determinai d'andare al meglio che si potesse per il detto fiume, e con due barche, lasciando l'altra con le navi e con venti compagni e io in una d'esse con Rodrigo Maldonato, tesoriero di questa armata, e Gaspar di Castilleia, contadore, e con alcuni pezzi d'artiglieria minuti, cominciai a montare il fiume e comandai a tutta la gente che niuno si movesse né facesse segno alcuno, se non colui a ch'io l'ordinassi, ancora che trovassimo Indiani.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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