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      E replicando io che ero forzato d'andare in ogni modo a Cevola, ed egli mi disse che io lasciasse di farlo, perché s'aspettava che in ogni modo questo signore veneria ai danni loro, e però non potevano essi abbandonare la sua terra per venire meco; e che sarebbe meglio che io avessi dato per loro fine a quella guerra, e poi avrei potuto andare accompagnato a Cevola. E sopra di ciò venimmo a contendere tanto che ci cominciammo a scorrocciare, e in colera volse uscire della barca; ma io lo ritenni e con buone parole l'incominciai a placare, veduto che importava molto averlo amico, ma per carezze che io gli facesse non potei levarlo dal suo volere, nel quale rimase sempre ostinato. Io in tanto avevo già mandato un uomo alle navi, per dargli notizia del cammino che avevo disegnato di fare; doppo richiesi il vecchio che lo facesse tornare, perché determinai che, già che non vedevo alcun ordine di poter andare a Cevola, e di non ritardare piú fra quella gente acciò non mi scoprissero, e similmente volsi tornare in persona a visitare le navi, con determinazione di ritornare un'altra volta per il fiume ad alto, menando con esso meco altri compagni, e lasciarvene altri che mi s'erano ammalati. E dicendo al vecchio e agli altri che io sarei tornato, e lasciandogli al meglio sodisfatti che potette, ancora che sempre dicessero che io mi partivo per paura, me ne tornai per il fiume a Cevola, e quel cammino che avevo fatto in montare il fiume contra acqua in quindeci giorni e mezzo, feci nel ritornare in duoi dí e mezzo, per essere il corrente grande e rapido molto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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