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      Il governatore dimandò al turcimano quello che aveva detto il cacique, quale gli dichiarò il tutto. Il governatore allora, fatta una croce, la dette al cacique, dicendogli che ordinasse che tutta la sua gente, cosí unita come separata l'un dall'altro, ne portasse una in mano simile a quella, perché li cristiani a cavallo e a piedi usciriano la mattina seguente al campo e amazzariano tutti quelli che trovassero senza quel segnale.
      Quella sera il signor governatore fece sedere alla sua tavola questo gran cacique Atabalipa con gran carezze, e volse che fusse servito dalle sue donne, che erano state prese, e comandò che gli fusse parato un ricco letto in quella camera dove dormiva lui, lasciandolo dislegato, ma con guardie. Era questo signore d'anni trenta in circa, ben disposto della persona, un poco grasso, con labra grosse e con occhi incarnati come di sangue, e parlava con molta gravità. Il padre fu chiamato Cusco, signor di quel paese, il quale era di circuito di circa trecento leghe, del quale cavava gran tributo. La patria e signoria sua non era questa provincia, ma una altra lontana molto di qui, chiamata Guito, della qual partendosi e arrivando in questo paese ci si volse fermare, per averlo trovato bello, abbondante e ricco, e pose nome ad una delle città principali Cusco, dalla quale fu poi cosí chiamata tutta la provincia. Fu temuto e ubbidito, e doppo la morte fu tenuto per iddio, e in molte terre gli furon fatte statue; ebbe cento figliuoli fra maschi e femine, fra' quali fu Atabalipa e un altro chiamato parimente Cusco, lasciato dal padre erede della signoria, con il quale in questo tempo Atabalipa faceva guerra, e avevagli tolto tutto lo stato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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