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      Diceva avere anco inteso che quel luogo d'alloggiamenti che in Caxas vedeva era stato d'Atabalipa, che pochi dí innanzi s'era indi partito con una parte del suo esercito; e che aveva anco in quella terra veduta una gran casa e forte, cinta d'un muro di calce e terra, con le sue porte, e che dentro v'erano molte donne filando e tessendo veste per l'esercito d'Atabalipa, senza avervi altri uomini eccetto che li portieri che le guardavano; e che aveva nell'entrata della città veduti certi Indiani appiccati per li piedi, e avea da quel principale Indiano inteso che Atabalipa gli aveva fatti morire, perché un di loro era entrato in quella casa a dormire con una di quelle donne, onde egli questo adultero e tutti i portieri che glielo avevano acconsentito aveva fatti morire. Seguendo questo capitano il ragionamento, diceva che, avendo pacificato il popolo di Caxas, se n'era andato a quel di Guacamba, che era una giornata indi lungi, e che era maggior terra che non Caxas e di migliori edificii; e che la fortezza era tutta di pietre ben lavorate, che erano grandi cinque e sei palmi l'una, e cosí ristrette e unite insieme che non parea che fra l'una e l'altra stesse mistura alcuna, e v'erano due scale di pietra nel mezzo di due appartamenti. Disse che per mezzo di questa terra e di quella di Caxas passa un picciol fiume, del quale i popoli si servono, e vi tengono i lor ponti e spianate ben fatte; e che fra queste due terre è una ampia strada fatta a mano, che tutta quella contrada attraversa, e viene dal Cusco fino a Guito, che son piú di trecento leghe: e va piana, e per lo monte è ben assettata, ed è tanto larga che sei da cavallo vi possono andare in pari senza toccare l'un l'altro; e che per questa strada si conducono condotti d'acqua, della quale i viandanti bevono, e in ogni giornata si trova una casa, dove alloggiano quelli che vanno e vengono; e che nel principio di questa strada in Caxas, in capo d'un ponte, vi è una casa dove sta una guardia che riceve il dazio da quelli che vanno e vengono, e lo pagano in quella cosa stessa che portano; e che niuno può cavar


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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