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      Tutto il resto fu diviso fra i soldati e compagni dal governatore, che diede a ciascuno quel che secondo la conscienzia sua e per il dovere conosceva di meritare, considerati i travagli che avevano patiti e la qualità delle persone: il che tutto fece egli con somma diligenza e con la maggior prestezza che si potesse, per spedirsi da quel luogo e andarsene ad abitare nella città di Xauxa. E percioché fra quelli soldati v'eran alcuni uomini d'età, ormai piú atti a riposare che travagliare, e che aveano in quelle guerre faticato e servito molto, diede lor commiato che se ne ritornassero in Spagna: con la quale umanità veniva a far che coloro, ritornando, d'esser miglior testimonianza della grandezza e ricchezza del paese, accioché vi concorresse gente assai, onde si facesse populoso e s'ampiasse; perché, per dir il vero, essendo il paese grande e pieno di molta gente nativa, gli Spagnuoli che v'erano allora erano pochissimi per conquistarlo, soggiogarlo e abitarlo; e se ben aveva fatto e operato molto nel conquistamento d'esso, fu piú per l'aiuto di Dio, che in ogni luogo e impresa loro concesse la vittoria, che per lor forze e possibiltà che avessero in farle, col quale aiuto speravano dover essere sovvenuti per l'avvenire.
      Fatta quella fusione, il governatore fece un atto innanzi al notaro, nel quale liberava il cacique Atabalipa e l'assolveva della promessa e parola che avea data agli Spagnuoli che lo presero della casa d'oro ch'aveva lor concessa, il quale fece publicare publicamente a suon di trombe nella piazza di quella città di Caxamalca, facendolo anco sapere al medesimo Atabalipa per uno interprete.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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