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      Doppo si partí la mattina con la sua gente bene in ordine, avuta nuova che tre leghe lungi erano quattromila uomini, e nel marciare andavano sempre innanzi tre o quattro cavalli leggieri, accioché incontrandosi in qualche spia de' nemici li pigliassero, perché non dessero aviso della venuta sua. Sul mezzodí giunsero a quel mal passo di Tarma, dove dicevano che era gente a guardarlo per difenderlo, il quale mostrava d'essere sí difficoltoso perché pareva cosa impossibile a poter salirlo, percioché v'era un mal passo di pietra per calar al fiume, picciolo, dove avevano da smontare a piedi tutti quelli che erano a cavallo, e doppo bisognava che salissero all'alto per una costa, e per la maggior parte monte erto e difficile, che durava ben una lega: il quale si passò senza che gl'Indiani, che si diceva essere in arme, comparissero. E al tardi, passata l'ora di vespro, comparse il governator e gente a quella terra di Tarma, che per esser in mal sito e aver nuova che v'aveva da venir Indiani a dar addosso a' cristiani, non volse egli piú tempo quivi fermarsi, se non quanto poté dar da mangiare a' cavalli per ristorargli della fame e fatica passata, per uscir presto di quel luogo, che non aveva altra parte di piano se non la piazza, ed era circondato tutto all'intorno per spacio d'una lega di montagne in una picciola costa. Per esser notte fece quivi alloggiar il suo campo, stando sempre in guardia con i cavalli insellati, e gli uomini senza mangiare e finalmente senza un refrigerio alcuno, percioché non avevano né legne né acqua, né portavano con esso loro tende da poter coprirsi, che fu cagion di quasi morir tutti di freddo, perché piovvé molto la prima notte e doppo nevigò, in modo che l'arme e i panni che portavano addosso si bagnarono tutti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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