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      Già io avevo ottenuta licenzia per andare in Spagna, e per questo impedimento soprastà la mia partita, finché Dio ne conceda pace e tempi migliori mediante la santità del papa nostro signore, nel quale io tengo molta speranza che Dio darà la quiete che ragionevolmente dovria esser tra i cristiani, secondo il suo santo zelo e opere di vero vicario di Cristo. Quello che s'è detto in somma è quanto al capitano Francesco d'Oregliana e suoi compagni: donde si comprende che per lo fiume detto, che nasce sotto il polo antartico, con sí grande discorrimento come s'è detto, vennero a cercare e a trovare questo altro artico, attraversando l'equinoziale.
      Già ha da sapere V.S. reverendissima un'altra cosa, che, poiché sto qui in questa nostra città di S. Domenico, sono venute lettere dalla provincia della Nuova Castiglia, altrimenti detta del Perú, che portano che, poiché il capitan Gonzalo Pizarro vidde che l'altro capitano Oregliana non tornava né gli mandava da mangiare, costretto dalla fame si tornò in Guito, e con tanta necessità che si mangiarono piú di cento cavalli e molti cani che avevano con loro: e di 230 uomini che menò da Guito, non ne tornarono 100, e molto male trattati e infermi. Sí che questi che camparono con Francesco d'Oregliana si possono contare per vivi, e gli altri per morti, che furono 87: e cosí aviene per questi luoghi a quelli che con soverchio appetito cercano dell'oro, che nel vero in buona parte torna in dolore a molti. Né era tanto la cannella quello che mosse Gonzalo Pizarro a cercarla, quanto per trovare insieme con questa spezie o cannella un gran prencipe, che si chiama il Dorato, del quale si ha molta notizia in quelle parti, e dicono che continuamente va coperto d'oro macinato e tanto minuto come è il sale ben trito, perché a lui pare che nessuna altra veste o ornamento sia come questo, e che piastre d'oro lavorate sia cosa grossa e commune, e che altri signori si posson vestire e vestonsi d'esse quando lor piace; ma spolverizarsi d'oro è cosa molto singulare e di molta spesa, perché ogni dí si cuopre di nuovo di quella polvere d'oro e la notte si lava e lasciala, perché tale abito non gli dà impaccio, né l'offende, né incombra la sua gentile disposizione in parte alcuna: e con certa gomma o liquore odorifero si unge la mattina, e sopra quella unzione getta quell'oro macinato, e resta tutta la persona coperta d'oro dalla pianta del piè sino alla testa, cosí risplendente come una figura d'oro lavorata di mano d'un buonissimo orefice: di modo che si comprende da questo e dalla fama che in quel paese vi sieno miniere d'oro ricchissime.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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