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      Allora Domagaia mandò subito due donne per toglierne, le quali ne portorono nove o dieci rami, e ci mostrarono in che modo bisognava usarne, cioè levar via la scorza e foglie di detto albero e far il tutto bollire insieme, poi bere di quella decozione un dí sí e l'altro no, e la feccia metterla sopra le gambe enfiate e ammalate; e che detto albero aveva virtú di guarir d'ogni malattia. E si chiama detto albero ameda nella lor lingua. Subito poi il capitano fece far del beveraggio per far bere agli ammalati, de' quali non v'era nessuno che ne volesse cercare, eccetto che uno o duoi, i quali si misero in risigo d'esperimentarlo: e si trovò essere vero che questo miracoloso albero aveva tal virtú, imperoché, in due o tre volte che beverono della detta bevanda, furono liberati della loro infirmità. Il che vedendo i compagni ne beverono ancora loro, e recuperorno la sanità e guarirno da qualunque malattia erano presi, di sorte che v'era tale tra questi che già cinque o sei anni avanti questa malattia aveva il mal francioso, e con questa medicina è interamente guarito e risanato. Poi che fu trovata questa cosa esser vera, v'è stato tanto gran concorso sopra la detta medicina ch'erano quasi per ammazzarsi le brigate, volendo ciascuno essere il primo ad averne: di maniera che un albero, tanto grande e grosso quanto qualsivoglia quercia che sia in Francia, è stato adoperato in manco di sei giorni, e ha fatto tal opera che, se tutti li medici di Montepellier e di Lovanio vi fussero stati con tutte le droghe d'Alessandria, non avrebbono fatto tanta opera in un anno quanto detto albero ha fatto in sei giorni, percioché talmente n'ha giovato che quanti n'hanno voluto usare hanno per Dio grazia recuperata la sanità.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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