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      Nel peso potria esser ingannato perché da un luogo all'altro cresce e calla assai, e però, quando si ha da fare un pagamento, bisogna pigliar un pesador publico qualche dí avanti, al qual si dà di salario due bise al mese; il qual è tenuto a far buono il denaro e per buono mantenerlo, percioché esso lo riscuote e bolla i sachetti del suo bollo, e lo porta o fa portare, quando è assai, nel magazen del principale. Quella moneta pesa assai, e quaranta bize sono una gran carga da facchino. E medesimamente, quando il mercante ha da far qualche pagamento di robe da lui compre, il pesador lo fa, talché con la spesa di due bize al mese il mercadante riscuote e spende il suo denaro senza fastidio alcuno.
      Le mercanzie che escono di Pegu sono oro, argento, rubini, safili, spinelle, muschio, belzuin, pevere lungo, piombo, lacca, risi, vin di risi, qualche poco di zuccaro, percioché, quantunque se ne faccia assai, assai anco nel regno se ne consuma in canna che si fa mangiare agli elefanti, ed eziandio i popoli ne mangiano. Gran quantità se ne consuma ancora in quel regno nelle lor varelle, che sono gli suo pagodi, de' quali ve n'è gran quantità di grande e di picciole: e sono alcune montagnuole fatte a mano, a guisa d'un pan di zuccaro, e alcune d'esse alte quanto il campanil di S. Marco di Venezia, e al piede sono larghissime, talché ve ne sono alcune di quasi mezzo miglio di circonferenza. Dentro sono piene di terra, d'intorno murate con quadrelli e fango in vece di calcina, ma li fanno poi sopra della cima sino al piede una coperta di calcina nuova e di zuccaro, in che se ne consuma gran quantità, perché altramente sariano dalla pioggia distrutte.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Pegu S. Marco Venezia