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      E in questa città s'accompagnassemo sei mercadanti insieme, cinque Veneziani e un Portoghese, che furono messer Fiorin Nasi con un suo cugino, messer Andrea di Polo, il Portoghese, messer Francesco Beretin e io; e si fornissemo di vettovaglia per noi e di biava per le cavalcature per quaranta giorni. Comprassemo cavalli e mule, e se n'ha buonissimo mercato: io comprai un cavallo per undeci zechini, che vendei poi in Aleppo 30 ducati; comprassemo anche un pavion da campo, che vi stessemo sotto molto commodi. Avevamo fra tutti trentadue some di gambelo, delle quali pagassemo di porto sette ducati per gambelo; e d'ogni dieci gambeli ne danno uno di bando, che tollendone dieci se n'ha undeci, che tale è l'usanza, credo io per portare con quello da poter governar gli altri. Pigliassemo tre bastasi, che sono usi andare in quel viaggio, a cinque ducati per ciascun di loro, e sono obligati a servirci sino in Aleppo, di modo ch'eravamo benissimo serviti senza aver fastidio alcuno: come la caravana metteva giú, il nostro pavione era dei primi drizzati. Fa la caravana poco viaggio al giorno, come saria intorno a venti miglia; si lieva due ore inanzi giorno e mette giú intorno alle diecinove. Avessemo ventura che nel nostro viaggio piove alcune volte, onde non ne mancò mai acqua, e quasi ogni giorno trovassemo buona acqua, benché non potevamo patire perché ne portavamo sempre un gambelo carco per ogni rispetto; ma in tutto quel deserto non avessemo bisogno né d'acqua né d'altro che in quelle parti si trovi, percioché venivamo ben forniti d'ogni cosa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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