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      Però non dovrebbe dolersi alcuno delle fatiche e difficultà che si incorrono, benché non cosí tosto, né, come ho detto, la prima né la seconda solamente, ma solamente la terza e forse piú tardi consegua il suo desiderato intento. Percioché qual piú utile e lodevole fatica si può chiamare di quella che si sopporta per beneficio universale, benché ad ignoranti invidi e maligni al principio appaia vana, quando sortisce buon fine? Che se quegli illustri e generosi nocchieri, Colombo, Cortese e Magaglianes e altri molti, che hanno scoperto tanti e sí lontani regni e regioni, nel primo, secondo o terzo viaggio che non successe loro felice e prospero avessero ancor essi abbandonata l'impresa, non avrebbero poi mai piú colto il frutto delle loro fatiche.
      Il grande Alessandro, dopo ch'ebbe occupata l'Asia minore e la maggiore, essendo caduto nell'estrema India in molte difficultà e angustie in un certo luogo disse: "Se non ci fussimo posti a tentare quello che ad altri pareva impossibile, ci troveremmo ancora ne' confini della Cicilia, onde ora abbiamo acquistato tutte queste sí ampie regioni"; percioché non fu mai in uno istesso tempo ritrovata una cosa e ridotta a perfezione, né meno cominciata e finita. A questo proposito dice saggiamente Cicerone: "Iddio non concesse ad un solo secolo ogni cosa, accioché anco a' posteri rimanesse in che si potessero esercitare". Però non è da fermarsi a mezzo il corso per fino che vi resta cosa che sia secondo il desiderio e che si possa sperare, percioché i maggior tesori sono piú difficili da ritrovare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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