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      A' 10 d'agosto, che fu il dí di sabbato, cominciò il ghiaccio in copia ad andar fluttuando, e allora solamente ci accorgemmo che quel pezzo di ghiaccio al quale eravamo fermati s'appoggiava sul fondo, perché gli altri pezzi di ghiaccio scorrevano oltra, per la qual cosa non poco tememmo che quel ghiaccio non ci fracassasse e affogasse. Perciò usammo gran diligenzia e fatica per uscir di là, e perché si trovavamo in gran pericolo, ed essendosi già tutti posti in opera intorno al far vela, fu portata la nave con tanto impeto nel ghiaccio che fece rimbombar tutti i luoghi d'intorno, e pervenimmo ad un altro gran pezzo di ghiaccio, al quale gettata l'ancora ci fermammo fino a sera. E la sera, avendo già cenato, nel primo quarto cominciò quel gran pezzo di ghiaccio impensatamente a spezzarsi, con cosí orrendo strepito che a pena si può dire, percioché con quella gran spezzatura andò in piú di 400 pezzi: e sendoci a quello accostati con la prora, lentando la corda ci liberammo. Sott'acqua quel pezzo dove toccava fondo era grosso 10 braccia e sopra acqua avanzava due, il qual creppando fece uno strepito orrendo tanto sott'acqua quanto sopr'acqua, e quei fragmenti si sparsero qua e là. Liberati da quel gran pericolo, di nuovo fummo portati ad un altro pezzo di ghiaccio grande, che andava sott'acqua 6 braccia, dall'uno e dall'altro lato del quale fermammo le corde. Dipoi ne vedemmo un altro gran pezzo alquanto da noi discosto in mare, che stava erto in alto a guisa d'una piramide o d'una torre, al quale accostati, mandato giú lo scandaglio, trovammo che andava giú fino al fondo per venti braccia, e sopra acqua avanzava quasi dodeci.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486