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      E prima ponemmo la scaffa col battello nel ghiaccio per potersi in caso di pericolo salvare, ma intorno 4 ore dopo il ghiaccio da sua posta tornò adietro, per il che sentimmo non poca allegrezza, non altrimenti che se fussimo liberati dalla morte, percioché la nave di nuovo scorreva liberamente. Dipoi, accommodato di nuovo il timone e la sua bartovella, lo appiccammo di fuori dell'uncino, perché se occorresse di nuovo che fossimo cosí levati fusse libero.
     
      Settembre 1596.
     
      Il primo di settembre, che fu sacro al Signore, sendo occupati a far orazione, cominciò di nuovo il ghiaccio a spingerci talmente che la nave tutta si levò quasi due piedi in alto, stando però ancor ferma. Al mezogiorno, venendo giú ancora il ghiaccio e montando l'un pezzo sopra l'altro, si preparammo a tirar la scaffa e il battello sopra il ghiaccio in terra, spirando siroco.
      2 settembre, spargendo la tramontana una spessa neve, cominciò di nuovo il ghiaccio a stringer la nave, onde scoppiava grandemente, talché si consigliamo in tal fortuna di tirar il copano e battello in terra con tredeci vascelli pieni di biscotto e due di vino, per sostentarci nel bisogno.
      3 del detto, il vento spirava al solito gagliardo da greco tramontana, ma non menava cosí folta neve, e ritirandoci di nuovo dal ghiaccio, che ci stringeva talmente che spingeva il legno della prora fuori, ma le tavole con le quali era fortificata la nave lo tennero, sí che pendeva giú da quelli. E fu rotto anco un pezzo dell'arbore, insieme con un capo di corda nuovo col quale eravamo legati al ghiaccio, per il gran carico, nientedimeno stete ancora saldo congelato in esso ghiaccio: perché la nave stava ferma, il che era da maravigliare, perché il ghiaccio veniva giú con tal impeto che venivano giú monti di ghiaccio non minori de' monti di sale che si veggono in Spagna, e un tiro solo d'arcobugio lontano dalla nave, onde stavamo con gran spavento


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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