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      26 settembre spirando ponente si aprí il mare, nientedimeno la nostra nave stava chiusa dal ghiaccio, onde sentivamo piú dispiacere che allegrezza; ma, piacendo cosí a Dio, bisognò acquietarsi alla sua volontà, e cominciammo fra tanto a serrar il nostro edificio. Parte de' nostri era occupata a condur legna per abbrucciare e parte intorno alla fabrica, de' quali ancora ne erano di vivi 16, percioché il nostro marangone era morto, e de' vivi ogni tratto qualcheduno s'ammalava.
      27 detto, di nuovo il vento da greco fu molto gagliardo e fu un freddo crudelissimo, talmente che, tenendo un chiodo in bocca, sí come de' marangoni è usanza, volendolo poi cavare, sendo attaccato alle labra ne faceva spicciare il sangue. L'istesso giorno anco venne un orso vecchio col suo orsacchio, e andando insieme tutti all'edificio, percioché separati non osavamo andare, si ponemmo ad andar a combatter con lui e tirarli delle archibugiate, ma fuggí via. Il ghiaccio di nuovo cominciò a correr molto forte, e 'l giorno era molto sereno, ma in somma freddo, sí che con gran difficultà potevamo far opera alcuna: ma pur la gran necessità ci sforzava a farlo.
      29 dell'istesso fu giorno sereno, commodo e tranquillo, spirando ponente, e il mare pareva aperto, ma pur la nostra nave stava serrata tra 'l ghiaccio. Quel giorno venne un orso alla nave, ma vedutici fuggí, e noi andammo alla fabrica.
     
     
      Come ci fu necessario fabricare una casa per ripararsi dal freddo e dalle fiere, e come Dio ci provide di legnami in luogo dove non si trova né arbore né erba, quali ci convenne condur per due miglia lontano sopra un carro matto, per quindeci giorni due volte al giorno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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