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      Stando adunque noi in tal pericolo, io come il piú leggiero di tutti presi sopra di me il carico di portar la corda al ghiaccio fermo, per tanto appigliandomi a un pezzo di quel ghiaccio ondeggiante all'altra con l'aiuto di Dio arrivai al ghiaccio fermo, e alligai la corda ad un mucchio grande e alto: allora con l'aiuto di quello quelli che erano nelle barche le trassero al ghiaccio fermo, e a quel modo poté piú un solo uomo che inanzi tutti congiunti insieme. Approssimati che fumo al ghiaccio con le barche, presto trasportammo sopra quello gli ammalati, messovi prima sotto gli strammazzi e altre cose dove potessero giacere; dipoi metemmo fuori tutta la robba, e tirammo anco le barche sopra il ghiaccio. Con questo mezo allora liberati dal ghiaccio e da quel gran pericolo, ci riputammo cavati di mano alla morte.
     
     
      Del modo del tirar delle barche in sul ghiaccio fermo, perché dall'urtar e stringer delli pezzi di ghiaccio che andavano ondeggiando per mare erano quasi rotti, e insieme tutte le robbe con gli ammalati esposti sul ghiaccio, ove il giorno dietro in una stessa ora spirarono.
      Cap. XVII.
     
      18 detto riparammo di nuovo le nostre barche, percioché erano molto conquassate dalle percosse del ghiaccio: e bisognò calcar tutte le fissure e giunture delle tavole e fortificarle con diversi pezzetti di tavole impecciate, al qual bisogno Dio provide di legna, acciò che potessimo liquefar la pece e preparar quanto faceva bisogno. Dipoi alquanti de' nostri andarono nel continente a cercar delle ova, per i nostri ammalati molto bramate, ma non ne potero trovare alcuno; nondimeno portarono quattro uccelli presi con pericolo della vita tra 'l ghiaccio e 'l continente, rompendosi ogni tratto il ghiaccio sotto ai piedi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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