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      Cap. XX.
     
      3 di luglio, la mattina intorno il levar del sole due de' nostri marinari andarono verso l'acqua, ove di nuovo trovarono due de' nostri remi, con il braccio del timone, la balla di panno di grana, la cesta di panni di lino e del vascello delle arme, da che comprendemmo il vascello esser rotto. Essi, pigliando quello che potevano portare, ritornarono a noi e ci avisarono che quivi erano ancora molte robbe; allora il nocchiero con cinque de' nostri, colà andati, riportarono ogni cosa sopra il ghiaccio fermo, per metterli al nostro partire nella barca. La cesta veramente e la balla di panno per la gravezza, percioché erano pieni d'acqua, non poterono portare, ma furono sforzati lasciar costí fino che fussimo per partire, acciò in questo mezzo stillasse fuori l'acqua. Sendo il sole in garbino di nuovo venne a noi un orso, e quello che faceva la guarda, non lo avendo veduto, sarebbe quasi stato preso se uno de' marinari, vedendo dalla barca l'orso, non avesse gridato alla guarda che si guardasse dall'orso, il quale udito il grido fuggí. Tra tanto all'orso tiratogli di schioppo fuggí.
      4 di luglio fu sereno e bel giorno, sí che in tutto il tempo che stemmo nella Nuova Zembla non avemmo il piú giocondo, spirando vento da ponente e ponente garbino; perciò i panni di seta che erano bagnati d'acqua salsa lavammo in acqua di neve liquefatta, e poi asciugati tornammo a involgerli.
      5 fu ancora bel tempo, spirando ponente garbino; nel qual giorno morí Giano figliuol di Francesco Harlamese, zio di Nicolò d'Andrea (che morí l'istesso giorno con Guglielmo di Bernardo), e morí circa all'ora che il sole era in maestro tramontana.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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