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      Ma con gran fatica venimmo al continente, ed essi, lasciato il suo lavoro, vennero a noi senz'arme: noi andammo loro incontra quanti potemmo per la infirmità, percioché molti stavano molto male per mal di bocca. Fatti vicini ci salutammo scambievolmente, essi secondo la loro usanza e noi secondo la nostra; dipoi, guardandoci molto compassionevolmente, alquanti di essi ci conoscerono e noi loro, ed erano quelli che l'anno precedente, quando passammo lo stretto d'Weygats, erano stati nella nostra nave; onde a ragione li potevamo vedere attoniti e ammirativi di noi, poi che allora ci trovarono che avevamo una cosí grande, magnifica e d'ogni cosa ben fornita nave, e ora ci vedevano in cosí misero stato venire in barchette scoperte. Due di loro amichevolmente ci diedero della mano sopra le spalle al nocchiero e a me, come ancora conoscendoci dall'altra volta che ci incontrarono, percioché niun altro allora eccetto egli e me era stato in Weygats, e ci dimandarono della nostra crable, cioè nave, che cosa ne fusse. Noi al meglio che potemmo, non avendo interprete, davamo loro ad intendere che avevamo lasciata la nostra nave nel ghiaccio. Allora dissero quelli: "Crable propal?", il che interpretammo: "Avere perduta la nave?"; e noi rispondemmo: "Crable propal sí", cioè: "Avemo perduta la nave sí". Ma non potemo ragionar insieme molto, percioché non ci intendevamo, ma con ogni gesto e segno mostravano che si dolevano e ci avevano compassione, che fussimo stati colà per inanti con tal apparato di nave e che ora fussimo in cosí misero stato, e mostravano che allora avevano bevuto nella nostra nave del vino, dimandandoci che bevanda fusse ora la nostra.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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