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      Cap. XXIIII.
     
      20 d'agosto, giunti dinanti al continente, il vento da greco ci abbandonò e cominciò a soffiare gagliardamente maestro, onde, vedendo che eravamo per far poco viaggio, ci risolvemmo intanto di tirarci dietro certe rupi. Fatti vicini al continente vedemmo alquante croci e segni a quelle attaccati, da' quali intendemmo che quivi era un commodo ricetto per le navi, onde entrammo dentro, ed entrati un poccolino vedemmo una gran nave russiana quivi fermata, alla quale con ogni potere ci appressammo, e di piú alcune case abitate. Fermammo la nostra barca presso la nave e, perché già cadeva la pioggia, tiramo la vela sparta di sopra via; poi usciti nel continente andammo a quelle case, dove fummo molto benignamente ricevuti, percioché ci menarono nella loro stuffa e ci asciugarono le vesti bagnate, e mettendoci inanzi un pesce cotto a lesso ci invitarono amichevolmente a mangiare. In queste casette vi erano al numero di tredeci persone, e ogni giorno la mattina andavano con due barchette a pescare, delle quali due di loro erano patroni: viveano molto parcamente, mangiando pesce con pesce. Verso la notte apparecchiandoci noi a tornar nella barca, invitarono il nocchiero e me a restar nelle lor case: il nocchiero ringraziandoli ritornò alla barca, e io quella notte stetti con esso loro. Oltre quelle tredeci persone, vi furono quivi anco due Lapponi con tre donne e un fanciullo, i quali vivevano miserissimamente delle reliquie che i Russiani davano loro, come un boccone di pesce e qualche testa di pesce gettata in terra da' Russiani, le quali cose essi prendevano con gran ringraziamenti; sí che molto si maravigliammo e compassionammo la povertà e miseria loro, benché il nostro stato fusse allora forse piú misero: ma, a quel che si poteva comprendere, quella era la vita loro cotidiana.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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