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      Gli fu annunziato il suo destino ed esortato a dichiarare avanti a Dio e gli uomini chi lo avea indotto a sollevarsi contro i vendicatori della fede. Popoli (esclamò con sdegno) sapete voi chi si vuole che io accusi? Mio padre. Mi è stato nominato tra i ceppi questo complice, di cui si pretende che io sia il delatore, e che venga tratto per mezzo mio al patibolo? Mi è stato promesso, che verso di me sarebbesi usata indulgenza se stato fossi sì vile e disumano per aggravare e calunniare colui che mi ha data la vita. Ma invece di accusarlo protesto avanti tutta la celeste Gerarchia, che il misero vecchio è innocente. Io più di lui ho parlato, e ho altamente detestato una sì odiosa tirannìa, e tutte le insidie dell'artifizio per sorprendere e per atterrire un'infelice abbandonato alla calunnia, e alla frode la più fine e nera: ecco ciò, che mi ha eccitato all'ira. Strappandosi quindi dalle braccia di colui che lo accompagnava: lasciami, gli disse, io non voglio riconoscere quel Dio, che è adorato da miei Carnefici. Un Dio giusto, un Dio clemente riceverà la mia anima. Terminato appena di dire si gettò da se medesimo nelle fiamme. Dopo di esso comparve sulla luttuosa scena una folla di giovanetti dell'uno e dell'altro sesso educati segretamente nella Legge Maomettana, e dati in preda per tal delitto agl'Inquisitori della Fede. Essendo stato loro fatto sperare, che se si fossero fatti Cristiani sarebbero stati salvati dalla morte, reclamavano altamente un tal promessa, in vigore della quale aveano abiurato.


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Fatti attinenti all'Inquisizione e sua istoria generale e particolare di Toscana
di Modesto Rastrelli
pagine 156

   





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