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      E tutto questo mentre Nearco veleggiava con duemila legni dall’Indo alle foci del Tigri, e i Greci atterriti vedevano scomparire le note costellazioni, e la Croce del Sud brillar per la prima volta agli attoniti sguardi. Lo studio della natura sopra così larghe proporzioni, in tanta ampiezza di spazio, fra tanta varietà di fenomeni, da un popolo di così alto intelletto, ed i rapporti nuovi stabiliti fra tanta varietà di cose e di persone, diedero un vigoroso impulso alla scienza. Già Platone aveva avuto il presentimento che «noi altri seduti intorno al Mediterraneo come rane intorno ad un padule, occupiamo una picciola parte di terra,» ed Aristotele stabilisce sopra una solida base di decisivi argomenti la sfericità della Terra, mentre accenna ad un mondo che sarà il rovello dei critici futuri, l’Atlantide. I viaggi di Pitea dovevano essere un oscuro episodio di fronte alle conquiste macedoni, mentre sorgeva sulle rive del Nilo una città chiamata a condensare tutto il sapere umano di quei tempi, temprando il pensiero a matematica severità. Ivi Eratostene raccolse gli sparsi documenti geografici, li sottopose al vaglio della critica, illuminò i punti oscuri, tolse i dubbi, e ne uscì il primo trattato di geografia matematica. Del quale, se anche ci restano appena pochi frammenti, abbiamo la grande scoperta dei meridiani e dei paralleli, coi quali egli primo adoperò a determinare la latitudine e la longitudine di ogni luogo. Ipparco perfeziona l’opera di lui, trovando il vero metodo per determinare le longitudini, popolando il cielo di stelle, e meritandosi il titolo di padre della geografia astronomica.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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