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      Pendici diboscate, paludi scolate o interrite, aride pianure vergate di acque correnti, alpi perforate, bassifondi furtivamente usurpati al riflusso del mare: i nostri antichi, che si destassero da’ sonni secolari non riconoscerebbero più il proprio suolo nel nostro, poichè questo, come la temperie, come il clima, è per gran parte nostra fattura. La terra, al pari della storia, accumula a profitto dei posteri le fatiche di tutto il passato. E le due elaborazioni, storica e terrestre, sono i grandi fattori di questo capitale fenomeno dei tempi, che è la preponderanza della società industriale, della quale comprende la grandezza chiunque noti, per esempio come nè la forza materiale del numero, nè il patrimonio morale di remotissime origini bastino a salvare l’immoto e mistico Oriente da una disperata inferiorità al cospetto di pochi Europei.
      Così la scienza e le applicazioni pratiche si danno fraternamente la mano. I sapienti lasciarono la toga, tra le cui pieghe maestose guardavano con indifferenza o con disprezzo gli uomini dei negozi e delle officine. Che se lo spirito umano può cercare il vero indipendentemente dall’utile, non ignoriamo che non esisterebbe la geologia, se nel fondo delle gallerie della Boemia non si fosse intrapresa quella serie di osservazioni che comincia da un povero minatore e finisce con Lyell ed Elia di Beaumont; che la chimica deve le sue origini alle ricerche interessate degli alchimisti; e senza l’aculeo dei prodotti coloniali che si volevano recare in Europa per via più breve, a minor prezzo, Colombo, navigando ad Oriente per la via di Occidente, non avrebbe trovata l’America.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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