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      Non si trova certamente paese al mondo i cui limiti siano tracciati in modo più assurdo e più contrario alle leggi degli aggruppamenti naturali ed alle affinità dei popoli. Con quella sua lunga striscia di territorio, bagnata dalle acque orientali dell’Adriatico, la Dalmazia si immedesima evidentemente coi paesi limitrofi della penisola tracio-ellenica, essendo composta degli stessi terreni, irrigata dagli stessi fiumi, abitata da popoli d’una stessa origine. Pertanto se essa dovesse associarsi ad altri paesi, che non fossero le contrade slave dell’interno, si capirebbe che seguisse i destini dell’Italia, a cagione del mare che bagna le due coste, della navigazione che mette continuamente i due popoli in rapporto fra di loro, della comunanza delle lingue e dei costumi che gli scambi hanno dato a talune popolazioni del litorale. Infatti, per lungo tempo, la maggior parte della Dalmazia fu possedimento dei Veneziani, e la repubblica di Ragusa, benchè libera, era veramente italiana, poi per gioco della forza e del caso il litorale dalmato cadde in mano ai Francesi; in seguito gli Austriaci ne divennero padroni a lor volta e la posseggono tuttora in attesa che i popoli, divenuti autonomi, possano confederarsi come crederanno meglio. D’altra parte è facile comprendere per quali ragioni la Dalmazia non abbia potuto difendere la propria indipendenza nei diversi conflitti delle guerre europee. Le popolazioni slave del litorale, ripartite sopra una zona di una lunghezza considerevole, non godevano di una coesione materiale sufficiente per aiutarsi reciprocamente a tempo opportuno contro gli attacchi stranieri; non potevano contare nemmanco sull’appoggio delle tribù dell’interno, rimanendone separate da regioni montuose, scoscese, aspre, senza strade.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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