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      Nondimeno alcuni geologi moderni considerano la maggior parte di queste fessure come prodotte da immense sorgenti d’acque minerali che abbiano disgregato il calcare. La terra rossa che riempie, tutti gli interstizi della pietra ed ha procurato alla penisola d’Istria il nome d’Istria rossa sarebbe una prova dell’azione delle acque termali; questa terra contiene appena tracce di materie organiche e sembra, per conseguenza, sia stata formata nello stesso laboratorio degli strati profondi dove le azioni e le reazioni chimiche sono incessanti.(77)
      Anticamente, l’altipiano del Carso di Trieste e dell’Istria era interamente coperto di boschi; le radici delle quercie penetravano nelle fessure della roccia ed assorbivano dalla terra rossa l’ali-mento necessario alla loro esistenza. Ancora alla fine del secolo scorso, sotto il regime veneziano, la grande foresta di Montona occupava una parte considerevole dell’Istria centrale, ed altri querceti di minore importanza erano sparsi sulle terre elevate che dominano ad oriente il golfo di Trieste. Se ne scorge ancora qua e là qualche residuo, anche sul Carso triestino, che è il più devastato di tutti; vicino al villaggio di Tomai si estende un bosco di parecchi chilometri quadrati, che vien chiamato il Paradiso del Carso. In molti altri siti i cespugli, i lentischi, i terebinti, i ginepreti, i cisti s’intrecciano in fitte boscaglie, quasi impenetrabili, e ricoprono di verdura e di fiori il caos delle pietre, fra le quali serpeggiano le radici.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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