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      Essi hanno mantenuto il loro nome e non si confondono punto cogli Italiani; ma certo da gran tempo hanno abbandonato la madre patria perchè il loro dialetto si distingue, per differenze notevoli, dalla lingua valacca.(120)
      In quelle regioni si è ben lungi dallo sfruttare le ricchezze del suolo come si potrebbe. Si scorgono belle coltivazioni attorno a Gorizia, a Trieste, e qua e là nell’Istria e vicino alle città dalmate; ma altrove che incuria, che barbara ignoranza! La terra dà il suo prodotto a dispetto dell’uomo piuttosto che mercè sua; vini che dovrebbero essere fra i migliori dell’ Europa per la loro forza naturale, pel loro fuoco e per le virtù toniche, son cangiati in vili bevande da ubbriaconi; frutta, le quali, coltivate con un po’ di cura, sarebbero squisite, restano piccole e senza sapore. D’altronde l’ordinamento della proprietà si trova ancora in molti distretti della Dalmazia in uno stato di transizione dei più contrari al progresso della coltura. La terra ha cessato d’essere proprietà collettiva delle famiglie come nei paesi delle rive della Sava, ma non è ancora diventata proprietà privata nel senso assoluto della parola. I limiti del dominio territoriale non sono in Dalmazia rispettati come nella maggior parte dell’Europa occidentale. Diventando lavoratori, i contadini hanno mantenuto in parte i costumi dei pastori erranti; pare loro tuttora naturale far pascolare la greggia nel campo del vicino; in certi distretti, il proprietario d’una prateria non ha il diritto di far falciare che una sola volta, poi la falciatura del suo campo appartiene a tutti fino all’anno successivo.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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