Dalle pianure di Fogaras, che sono percorse dal grazioso fiume Aluta (Olt, Olto), quella catena appare in tutta la sua maestŕ: si crederebbe veramente di essere nelle Alpi svizzere, se nei pendii si alternassero i pascoli alle foreste e si scorgessero cascine sparse qua e lŕ sui promontori. Le Alpi della Transilvania, meno esplorate del Tátra, hanno pure conservato assai piů l’aspetto della natura vergine che presto o tardi, anzi certamente fra breve sarŕ loro tolto dal diboscamento. Gli orsi vi sono molto frequenti, e vi si incontrono numerose mandre di camosci e di marmotte. Il Tátra č lunge dall’essere cosě copiosamente popolato di animali selvatici; perň qualche orso vi danneggia tuttora le mandre e le biade; non č molto i camosci e le marmotte, perseguitate senza tregua dai cacciatori, accennavano a scomparire affatto. Nel 1865, secondo il montanaro Nowicki, il Tátra possedeva cinque famiglie di marmotte al piů e sei o sette di camosci; l’anno dopo perň la caccia fu severamente proibita e le due razze si sono accresciute nuovamente.(178) Lo stambecco poi č certamente scomparso da tutti i Carpazi. A detta dell’inglese Boner, č stato ucciso l’ultimo nel 1775, in una palude della pianura di Gyergyó.
      Le Alpi transilvane propriamente dette occupano una estensione molto piů vasta del Tátra. Esse si svolgono al nord della Valachia, in un arco di circolo che misura piů di 300 chilometri, simile a quello delle Alpi della Lombardia e del Piemonte. Alla loro estremitŕ occidentale, nel Banato, esse si diramano in anelli di catene e si suddividono in gruppi distinti, che sono assai frequentati a cagione dei loro giacimenti di carbon fossile, delle loro vene metallifere e delle loro acque minerali.