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      (199) Il nome del lago, derivato dallo Sloveno blato, vuol dire nient’altro che palude. Certamente non è paragonabile ai laghi alpini, non ha le limpide acque azzurre e profonde del Lemano, nè il superbo anfiteatro dei monti nevosi; anzi quando il tempo è nuvoloso, il paesaggio della parte bassa delle sue rive, dove le acque morte continuano lontano lontano nelle praterie in paludi ed in stagni, è assai triste a vedersi; ma grazie alle sue rive settentrionali il Balaton è uno degli ornamenti dell’Ungheria. Le alture che lo dominano hanno qua e là forme pittoresche; i loro declivi sono ricoperti da qualche bosco alternato a vigneti, che danno il secondo vino dell’Ungheria; fortezze medioevali si ergono sui promontori; molte villeggiature e graziosi paeselli si annidano nelle sue valli e in mezzo alle acque sorge la graziosa collina di Tihany, una specie di osservatorio isolato congiunto alla riva da un istmo poco elevato. Questa collina, avanzo di un antico cono vulcanico composto nella maggior parte di tufo disgregato, fu per lungo tempo la sola terra libera dell’Ungheria meridionale. Quando tutti i castelli del paese erano in mano ai Turchi, l’abbazia fortificata di Tihany seppe resistere vittoriosamente. È notevole come questa penisola vulcanica si protenda dal nord-ovest al sud-est, precisamente nella stessa direzione di tutte le vette e di tutte le valli intermedie di quella regione dell’Ungheria. Prima che le rive meridionali del lago fossero consolidate o sistemate, tutte le baje del piccolo mare interno si aprivano nella stessa direzione.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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