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      Ancora sprovvista di grandi manifatture l’Ungheria deve quasi unicamente la sua ricchezza all’abbondanza ed all’eccellente qualità delle sue derrate agricole. Senza dubbio, essa ha sabbie mobili e terre salmastre, le quali nulla possono assolutamente produrre, ma ha pure grandi estensioni di «terre nere» non meno feconde del schernosjom di Russia e provenienti egualmente dalla decomposizione continua delle piante durante migliaia di secoli.(244) L’Alföld e specialmente la parte del Banato danubiano che le inondazioni non hanno mutata in palude, producono nelle annate buone grandi quantità di grano, che i negozianti dell’Europa occidentale dicono essere il migliore del mondo, e che essi pagano infatti per tale. Ad un agricoltore non potrebbe offrirsi spettacolo più bello della grande pianura ungherese sia prima della mietitura, quando un mare di spighe dorate ondeggia sino all’orizzonte in flutti a riflessi cangianti, sia dopo il raccolto, quando il suolo è coperto da innumerevoli covoni, simili a tende, che le grandi trebbiatrici, lanciando i loro buffi di vapore nello spazio, restituiscono in abbondanza in paglia ed in grano ai contadini che le circondano. Non è gran tempo che i mietitori freddolosi accendevano ancora qualche covone per riscaldarsi di notte, e questa prodigalità era facilmente perdonata. Tutte le frutta della terra ungherese hanno un’eccellenza particolare; si vantano specialmente quelle che producono i frutteti del sud-ovest nei dintorni del lago di Neusiedl e del Balaton.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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