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      (257) È vero che questa somma estratta dalla sabbia dei ruscelli o dai porfidi della montagna, rappresenta una quantità di fatica che in qualsiasi paese di grande industria, si spenderebbe assai meglio. I grandi opifici appartenenti allo Stato lavorano a perdita, e le migliaia di cercatori d’oro accoccolati sulle rive dei ruscelli auriferi guadagnano assai meno di quello che otterrebbero in qualunque altra industria; ma la forza dell’abitudine ed il fascino esercitato dal luccichìo dell’oro sono tali che Magiari, Sassoni e Rumani continuano a coltivare i giacimenti di metallo pel magro profitto. Verespatak, «il Ruscello rosso,» che è la sede principale di quest’industria, presenta lo spettacolo più curioso. Migliaia di piccoli opifici costeggiano il ruscello, asciugando sin l’ultima goccia d’acqua pel servizio delle loro ruote e dei loro magli; più in alto la città, o piuttosto una strada interminabile e sinuosa di capanne sordide e di vecchie case crollanti, va su per la valle di burrone in burrone; poi, al disopra, innalzasi la grande montagna dove si trovano le miniere, coperta di sterri e perforata in tutti i sensi: camminando nell’interno delle gallerie si può raggiungere la sommità del monte oppure discendere sull’opposto versante, in mezzo ai pascoli che si estendono verso la Detunata. La parte della montagna che i Romani di Traiano hanno coltivata a cielo scoperto è la più curiosa, in causa dell’aspetto delle sue costruzioni architettoniche. La chiamano, con nome valacco, Citate (Csetatye) o città, e crederebbesi di vedere, infatti, una città morta colle sue alte torri, i suoi portici a pieno sesto, le vie e le piazze silenziose.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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