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      Dopo la guerra del 1866 l’Austria somigliava molto al quadro allegorico dove Kaulbach, sulle scale del museo di Berlino, ha rappresentata la dispersione dei popoli e la confusione delle lingue.
      Tutto pareva annunciare una dissoluzione vicina, irrimediabile. Dovunque conflitti di nazionalità inasprite, urti di pretese irreconciliabili, gelosie inveterate di razze diverse, accantonate nei loro territorî, o peggio, mescolate nello stesso distretto, reclami violenti di venti idiomi diversi, che pretendevano eguali diritti, opposizione di privilegi storici e di esigenze moderne, confusione inestricabile di odii, di risentimenti, di aspirazioni contradditorie; infine, ciascuna provincia agitata da qualche questione ardente, che minacciava il riposo o l’integrità dell’impero: nel Trentino il voto palese di unirsi all’Italia; nel Tirolo una popolazione fanatica, sovreccitata da prediche oltramontane; a Vienna la questione del concordato, che metteva alle prese i conservatori ed i partigiani delle idee moderne; a Trieste un gruppo di italianissimi, piccolo ma irrequieto, pronto a profittare di tutte le occasioni per far delle dimostrazioni antiaustriache; a Fiume la guerra civile dichiarata fra il partito croato e gli amici dell’Ungheria; ad Agram gli Slavi esasperati per l’unione coll’Ungheria, e maledicenti l’Austria, che li abbandonava agli antichi nemici; nel Banato i Serbi, cogli occhi rivolti verso Belgrado, sognando il ristabilimento dell’impero di Dusciano sotto il protettorato della Russia; nella Transilvania i Rumani umiliati, i quali, parlando di Bucarest, si numeravano in silenzio, ed i Sassoni inquieti, diffidenti dei Magiari, ostili al nuovo ordinamento; in Ungheria le popolazioni impoverite dai cattivi raccolti, quasi affamate, incapaci di pagare le imposte arretrate, ruminando il vecchio odio contro l’Austria ed aspirando alla indipendenza assoluta; in Galizia sempre viva la lotta tra Polacchi, aspiranti alla risurrezione della Polonia, e Ruteni pronti a chiamare l’aiuto delle bande moscovite; in Boemia Czechi e Tedeschi alle prese su tutto, l’agitazione nazionale pronta a degenerare in una lotta di razze, inalberando arditamente la bandiera del panslavismo; al centro un imperatore pieno di buone intenzioni, ma educato e cresciuto in un ambiente di reazione, con un ministro straniero e protestante, un esercito umiliato e irritato; e con tutto questo il baratro senza fondo del disavanzo, il fallimento imminente, la moneta cartacea deprezzata, l’industria in male acque, le rendite delle ferrovie e le esportazioni in diminuzione, le imposte esorbitanti così che in parte non si pagavano più; insomma dovunque malcontento, miseria, irritazione, scoramento, fra genti che nulla avevano di comune, tranne il desiderio di uscire da uno stato di cose che le opprimeva, le umiliava, le rovinava!


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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