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      Prima di tutto la fervida setta dei Wahabiti, che osserva scrupolosamente gl'insegnamenti del profeta, non ha importanza numerica, fuori dell'interno dell'Arabia, dove non è in contatto diretto collo straniero. La maggior parte dell'Asia maomettana, da un lato la Turchia e dall'altro la Persia, è divisa fra i sunniti e gli sciiti, che si esecrano a vicenda; in qualche provincia il giauro si considera meno impuro del musulmano della setta nemica. In altri paesi l'indifferenza è generale; i Beduini non riconoscono per lo più altra divinità che la loro lancia, e sono stati anche veduti attaccare i pellegrini reduci dalla Mecca. Infine, presso la maggior parte dei Turchi, le credenze hanno perduto la loro forza attiva; sono degenerate in un cupo fatalismo, preludio della morte. Se le conversioni di maomettani al cristianismo sono quasi senza esempio, non si deve attribuire questa resistenza alla forza delle loro convinzioni; essa proviene dalle lunghe rivalità, anche dagli odi tradizionali fra razza e razza, e da mille contrasti, che presentano i costumi e le abitudini del modo di pensare. I più indifferenti sono i più ribelli ai tentativi dei cristiani. Di quali argomenti potrebbero questi servirsi, che non li riconducessero verso le fede dei loro avi!
      Ma, se la popolazione musulmana dell'Asia Anteriore, presa nel suo insieme, avesse anche il maggior fervore e la più intima coesione morale, le condizioni geografiche del territorio che occupa non le permetterebbero di resistere vittoriosamente in una guerra collettiva contro potenze europee.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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