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      Questi corsi d'acqua nascosti, così protetti contro l'evaporazione, sono tenuti per lo più con grandissima cura, perchè portano con sè la vita d'intere popolazioni. Ve n'ha, - come quello di Ghazni, - che misurano non meno di 30 a 40 chilometri di lunghezza e ricevono sotto terra numerosi affluenti, che hanno le loro sorgenti o bacini di presa a cinquanta ed anche più di cento metri di profondità; pozzi verticali, scavati di tratto in tratto, permettono agli operai di discendere nel canale per nettarlo e consolidarne le pareti. I materiali di sterro, accumulati in montagnole accanto gli orifizi, indicano da lontano sul pendio delle colline il percorso dei ruscelli sotterranei [74].
      La mancanza d'acqua, i freddi susseguenti a forti calori, l'altezza media notevole del suolo sono cause che rendono povera la flora dell'Afganistan. Anche in confronto delle aspre rupi del Pangiab, quelle di parecchie regioni del Sulaiman-dagh e degli altipiani sembrano spoglie di verde; in certi distretti non si vede che la pietra nuda; un po' di verde non s'incontra se non nelle bassure, là dove qualche umidità trapela fra i blocchi rocciosi. Palme nane, ulivi, alberi da frutta circondano le capanne, e cipressi, salici, pioppi crescono sulle sponde dei ruscelli. Sopra uno spazio che comprende più d'una metà del paese, la vegetazione si presenta sotto l'aspetto d'una macchia verde in mezzo alla distesa bianca, grigia o rossastra delle argille o delle rocce. Il contrasto fra i pendii ignudi dei monti e le oasi della base è così grande che i clan di ladroni ci vedono una specie di compensazione "provvidenziale": "Gli altri hanno la terra, noi abbiamo la forza", essi dicono [75].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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