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      Pur comandato da emiro, khaan o giirga, l'afgano ama credersi libero. "Siamo tutti eguali!" dice un motto, che spesso viene ripetuto ai viaggiatori inglesi, e quando questi vantano il potere monarchico: "Preferiamo le nostre discordie, dicono essi, preferiamo i nostri allarmi; scorra pure il nostro sangue, se è necessario, ma non vogliamo padroni!" Se i disordini locali sono frequenti nel Pukhtun-khwa, è certo che le tribù lontane dalle città sfuggono non solamente al regime d'oppressione senza misura, ma anche alle rivoluzioni generali, che decimano le popolazioni dell'Asia Anteriore soggette al potere assoluto [97]. La maggior parte delle tribù non ha avuto mai schiavi: è un delitto per l'afgano "vendere gli uomini"; esso li uccide, ma non li avvilisce.
      Le pratiche della vendetta ereditaria non sono sparite dal-l'Afganistan, e certe tribù si fanno sempre la guerra, non per un interesse determinato, ma per il "prezzo del sangue". Tuttavia le mediazioni sono frequenti. Le giirga s'intromettono fra le famiglie, e qualche volta un kheil è scelto come arbitro fra due gruppi nemici; in questo caso i colpevoli sono generalmente condannati a dare una o più donne in matrimonio agli uomini della famiglia o della tribù offesa. Tale è una delle cause principali del miscuglio di sangue fra le diverse popolazioni afgane. Le pratiche dell'ospitalità contribuiscono pure all'incrocio delle tribù: le famiglie straniere sono accolte generalmente nel territorio del clan, si distribuiscono loro delle terre ed il loro capo è ammesso fra i membri della giirga; tuttavia questi ospiti possono continuare a governarsi colle loro usanze.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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