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      Fra i due versanti del Talisc, il contrasto è brusco: da una parte si vede il mare fra i rami degli alberi, che crescono sul ripido fianco; dall'altra si stendono i pendii dolcemente ondulati d'un altipiano quasi privo di vegetazione [218].
      La stretta zona litoranea, che forma fra le montagne ed il Caspio le due provincie di Ghilan e di Mazanderan, è un paese talmente diverso dalla Persia per l'aspetto, la natura del suolo, il clima, i prodotti, che si deve considerarlo come una dipendenza geografica della Caucasia piuttosto che come una parte dell'Iran, al quale il territorio si connette politicamente. Il contrasto è così grande fra l'altipiano, che si stende al mezzodì dell'Elburz, e le valli fertili della sua base settentrionale, che certi autori hanno cercato in questo reciso contrasto una delle cause principali del dualismo, che costituisce il fondo dell'antica religione persiana. È vero che, se il Mazanderan, paragonato alle aspre solitudini dell'altipiano, rappresenta un paradiso per l'abbondanza delle acque, la forza e lo splendore della vegetazione, la fecondità dei giardini, è anche il paese del male per le bestie feroci, che percorrono le sue foreste, per le zanzare, che oscurano l'atmosfera coi loro sciami, e sopratutto per l'aria cattiva che si solleva dalle paludi e decima gli abitanti: questo paese tanto bello era precisamente quello che popolavano i geni cattivi. "Se vuoi morire, va nel Ghilan", dice un proverbio della Persia. Un'altra causa, che doveva far considerare il basso Mazanderan come un paese maledetto, in confronto alle regioni superiori, era che gli "eroi", vale a dire i conquistatori, vivevano nella montagna e sulle colline avanzate, mentre nelle regioni della spiaggia non protette da paludi lavoravano popoli soggetti o tributarî e per conseguenza disprezzati.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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