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      Il lago d'Urmiah riceve un gran numero di fiumi, fra i quali il più importante è il Giaghatu, che viene dalle montagne del sud. Uno dei rami principali, il Saruk, riceve una parte delle sue acque da un pozzo avente 300 passi di periferia aperto alla sommità d'una montagnola calcare, che è indicata come tante altre col nome di Takht-i-Sulaiman o "Trono di Salomone"; senza dubbio questa montagnola, di forma ovale e dell'altezza di circa 50 metri, è stata gradatamente formata dalle acque medesime, che depositano strati di travertino intorno al loro sbocco. Il pozzo ha precisamente la stessa profondità degli strati di travertino; ma la sorgente non si trova nel fondo di questa cavità: essa deve prima riempire vasti serbatoi nelle montagne, giacchè, per quanto siano ragguardevoli le quantità d'acqua attinte dallo stagno della collina per l'irrigazione della pianura circostante, il livello lacustre si mantiene sempre allo stesso punto. Ammassi di pietrificazioni, che provengono dal passaggio di canali derivanti dalla gran sorgente, sorgono qua e là intorno al Trono di Salomone; ve n'è uno, che ha la forma d'un drago e che la leggenda dice appunto essere un mostro mutato in pietra dal figlio di David. Ad ovest, un altro monticello, chiamato Zindan-i-Sulaiman o "Prigione di Salomone", sorge più alto del colle dello stagno attuale, ossia fino a più di 60 metri, ma è della stessa origine; esso è stato specialmente fabbricato da acque pietrificanti, ed il centro del cono è occupato da un pozzo verticale, la "prigione", nella quale Salomone chiudeva i geni colpevoli.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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