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      Essa deve tutta la sua importanza alla tomba dell'imam Reza, uno dei discepoli d'Alì; prima che queste ossa attirassero la folla dei pellegrini, la "Santa Mesced" era un semplice villaggio, sebbene una leggenda d'origine moderna ne attribuisca la fondazione al favoloso Giemsid. Del resto, la posizione di Mesced non è di quelle che, per l'incrocio delle vie naturali, assicurano ad una città un ufficio notevole. Posta a 930 metri d'altezza, in una pianura poco fertile, cui non inaffia nemmeno un ruscello permanente, una diecina di chilometri a sud del Kasciaf rud, uno dei tributarî occidentali del fiume Herat, Mesced ha comunicazioni facili soltanto col bacino superiore dell'Atrek, che si prolunga a nord-ovest fra le due catene parallele del Kopet dagh e dall'Ala dagh; bisogna attraversare alte catene di montagne per portarsi in tutte le altre parti del Khorassan, ad ovest verso Nisciapur e Damghan, a sud verso Turbat-Haidari, a sud-est verso Turbat-Sceikh-i-Giami ed Herat, a nord-est verso Sarakhs, a nord verso Kelat-i-Nadir. Ma le strade del pellegrinaggio sono diventate quelle del commercio: i centomila fedeli che visitano ogni anno la tomba dell'imam sono altrettanti compratori e venditori, che alimentano la vita industriale della città, e Mesced è salita al grado di metropoli commerciale del Khorassan, che aveva appartenuto per sì gran tempo ad Herat. Nadir-sciah fece la scelta di Mesced per capitale del suo impero immenso.
      L'unico monumento curioso della città santa è la moschea, la cui cupola dorata, adorna alla base di majoliche multicolori, azzurre e gialle sopra un fondo bianco, s'arrotonda al di sopra della pietra sacra, press'a poco nel centro geometrico della città. Fino ai nostri giorni, nessun europeo, non travestito da pellegrino, ha potuto penetrare in questo monumento, che avrebbe profanato colla sua presenza; [321] una catena di bronzo indica il limite che l'infedele non può oltrepassare; tutti gli animali domestici smarriti al di là di questa barriera appartengono di diritto all'imam, vale a dire ai cinquecento preti che vivono dell'altare.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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