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      Non restano più che pietre sparse del selciato, che fece costruire Sciah-Abbas sul principio del secolo decimosettimo; i mulattieri ne evitano con cura gli sprofondamenti. Lo stesso sovrano aveva fatto erigere i palazzi sontuosi d'Ashref, alla base e sui primi pendii d'un promontorio, d'onde si vede tutta la baja d'Astrabad e, al di là del cordone litorale di Potemkin e d'Asciur-adè, l'immensa distesa del Caspio. Questi palazzi, separati gli uni dagli altri da muri e compresi in una cinta comune, sono assai decaduti, saccheggiati dalle bande insorte del cosacco Stefano Razin, [345] devastati dall'incendio, poi abbandonati all'azione del tempo, questi edifizî non hanno più che un piccolo numero di appartamenti abitabili; ma i giardini, che li circondano e che sono diventati macchie di vegetazione, sono unici in Persia per la ricchezza e la varietà degli alberi: dalla collina sulla quale lo sciah Abbas aveva fatto costruire un osservatorio, si contempla il meraviglioso insieme di verde e di fiori, separati a gruppi dai ruscelli, dagli stagni e dalle rovine: qua e là attorno i giardini si mostra qualche casa del villaggio d'Ashref, appena visibile sotto i rami intrecciati.
      Sari, situata più ad ovest nelle campagne, cui bagnano il Tegien ed altri fiumi capricciosi nel corso e nella portata, è, come Ashref, una città decaduta; in principio del secolo avrebbe ancora avuto, secondo Fraser, oltre 30,000 abitanti, quattro volte più d'oggi. La tradizione attribuisce a Sari la più remota antichità: è una di quelle città, nelle quali si sarebbe svolto qualcuno degli avvenimenti prodigiosi che raccontano le epopee persiane.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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