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      Se tutto lo spazio compreso fra Tabriz e Bampur, fra Sciuster e Mesced, sparisse improvvisamente, il numero di viaggiatori fra l'occidente e l'oriente dell'Asia non scemerebbe d'un solo. Per la configurazione del continente, l'altipiano iranico sembra il luogo di passaggio obbligato fra le Indie e l'Europa, ed infatti le grandi migrazioni d'uomini e d'idee si compirono un tempo per questo "istmo medio", stretto fra il bacino dell'Eufrate ed il Caspio; ma questo movimento s'è totalmente fermato. Le spedizioni e le conquiste di Nadir-sciah, poi il riflusso degli Afgani e l'espulsione di questi stranieri sono gli ultimi conflitti, che ricordino l'antica importanza del paese come terra di passaggio. Oggi la Persia, anzichè essere l'intermediaria fra le Indie e l'Occidente, è chiusa, per così dire, fra due strade nuove, a nord quella, che le annessioni russe hanno aperto attraverso le steppe kirghise e turcomanne, ed a sud la strada del mare, seguita regolarmente dai vapori costieri. La questione capitale per la Persia, se non di ridiventare la grande strada ariana, come nelle età antiche, è almeno di allacciarsi alla rete delle comunicazioni, che rasentano il suo territorio. Ma questo progresso indispensabile è accompagnato, esso stesso, da gravi pericoli per una nazione debole e circondata di nemici: non impunemente faciliterà la scalata delle sue montagne agli eserciti stranieri.
      Il numero degli agricoltori persiani si fa ammontare soltanto a due terzi della popolazione, e l'estensione del suolo che coltivano non comprende certamente un cinquantesimo del territorio.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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