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      Certamente la Persia non ha più tanti abili operai, quanti al tempo in cui Chardin visitava i bazar d'Ispahan; segnatamente l'industria delle stoviglie fine non sussiste più nelle città manifatturiere. Tuttavia vi sono ancora industrie fiorenti, e per alcuna le tradizioni dell'arte non sono affatto perdute. I Persiani sono abilissimi nell'arte di damaschinare i metalli, ed i loro acciai, i loro rami cesellati, incisi al bulino, ricamati d'argento ed intagliati a merletti, eccitano giustamente l'ammirazione degli stranieri. Nel Khorassan si fabbricano sciabole d'una tempera eccellente, e negli arsenali gli operai hanno imparato, sotto la direzione d'Europei, a fare buonissime armi da fuoco ed anche di precisione [441]. Inventori del narghilé, il cui nome arabo è derivato dalla parola nargiil o noce di cocco, perchè una volta si adoperavano queste noci come serbatoi dell'acqua, che attraversa il fumo, i Persiani, segnatamente quelli d'Ispahan e di Sciraz, sono ancora i migliori fabbricanti dei bei kalian, che adornano d'oro e d'argento cesellato ed ingemmano di pietre preziose [442]. Sebbene quasi tutte le cotonine, di colore unito o stampate, vengano dall'Europa, più d'un persiano rispettoso del tempo passato preferisce il solido kerbas o kalemkar, di fabbrica locale, ornato di fiori e d'arabeschi stampati a mano; le lane grossolane dei Turcomanni e dei Kurdi non sono completamente abbandonate pei panni importati di Germania o di Polonia. I feltri adorni di figure e d'iscrizioni sono ancora una industria, per la quale i Persiani non hanno rivali.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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