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      Il complesso del commercio della Persia coll'estero è valutato a 150 milioni di lire; un diritto fisso del 5 per 100 è prelevato su tutte le merci all'entrata ed all'uscita;[449] ma a questa tassa, la sola che debbano pagare gli stranieri, s'aggiungono per gl'indigeni imposte di dazio e dogana interna: per questa bizzarra fiscalità i negozianti europei sono "protetti" contro i loro concorrenti della Persia [450]. All'interno le relazioni commerciali aumentano d'anno in anno, come attesta l'aumento costante dei telegrammi spediti dagl'indigeni. Oltre il telegrafo anglo-indiano, che attraversa il territorio persiano da Tabriz a Buscir, il governo iranico ha fatto allacciare con una rete di fili tutte le grandi città dell'impero [451]. I preposti agli uffici telegrafici sono quasi tutti membri della famiglia reale [452].
      Si capisce che la moralità pubblica sia poco sviluppata in un paese nel quale il divorzio è così frequente, e le unioni temporanee per un periodo di venticinque giorni, od anche di minor durata, sono regolarmente consacrate dai mollah; ci sono poche donne che giungano all'età di ventiquattr'anni senza aver avuto due o tre mariti;[453] quelle che il divorzio colpisce più raramente, sono le spose che prima del matrimonio erano già parenti dello sposo: esse comandano a tutta la famiglia e spesso esercitano un'influenza notevole, anche fuori dell'enderun. La schiavitù esiste ancora, e gli Arabi di Mascate importano sempre nell'Iran Negri e Somali, che vendono al miglior offerente; i prigionieri balutsci e turcomanni sono i soli bianchi ridotti in servitù [454]. Del resto, gli schiavi sono generalmente trattati come se facessero parte della famiglia, e si dà loro di solito il nome di batscia o "fanciulli". Possono diventare proprietarî, benchè in diritto tutto quello che acquistano appartenga al loro padrone [455].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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