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      Fino a 1,800 metri si coltiva il frumento, e a 2,100 metri d'altezza si vedono ancora gli orzi; ma a quelle altezze le raccolte sono minacciate da brusche reazioni di freddo, ai primi giorni dell'autunno. In media, le coltivazioni salgono meno alte nelle Alpi armene di quello che sui pendii georgiani del Caucaso, quantunque situati sotto una latitudine più settentrionale. La forma delle montagne ne è probabilmente la causa: mentre le catene dell'Armenia lasciano penetrare il vento del nord per numerose breccie, il baluardo uniforme del Caucaso ripara le piante, che crescono sul suo versante meridionale. Le aree vegetali incrociano i loro limiti secondo i climi locali. Così nelle campagne di Van crescono ancora l'arancio ed il cedro, ma l'olivo non vi può vivere [490]. In Francia, la zona dell'olivo è invece quella che s'avanza di più verso il nord.
      Nella vicinanza del mar Nero, la vegetazione pontica rassomiglia a quella della Mingrelia, senza però eguagliarla per la varietà delle specie e lo splendore dei colori [491]. L'Armenia è uno dei paesi dell'Asia Minore, dove gli alberi fruttiferi danno i prodotti più saporiti e dove i botanici credono di aver ritrovato la patria di specie numerose, fra cui la vite ed il pero: "il Lazistan, dicono gl'indigeni, è la patria delle frutta" [492]. Nella Turchia asiatica non vi è regione più verdeggiante di quella dei dintorni di Trebisonda: dalla base alla cima, le colline, rivestite d'uno strato regolare di terra vegetale ovvero divise in terrazze dai muri di sostegno, sono verdi di giardini, di prati e d'alberi a foglie perenni o caduche.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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