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      In questo paese di passaggio, dove si sono commisti gli avanzi di tanti popoli, i culti più diversi hanno lasciato le loro traccie; anzi una popolazione kurda del sangiak di Sert (Saert) è stata segnalata al signor Chantre come priva di religione. Fra le tribù degli altipiani armeni e kurdi si trovano non solo dei maomettani e dei cristiani di tutte le sêtte, ma anche degli eredi inconsci dell'antico mazdeismo. I Kizil bash o "Teste rosse" - parola che, nell'Afganistan ed in altri paesi dell'Oriente, si applica a gente di razza persiana - sono Kurdi per la più parte: su 400,000 settari, [518] 15,000 soltanto appartengono alla razza turcomanna, e due o tre tribù si dicono arabe. Le teste rosse, le cui comunità principali vivono nel bacino medio dell'Eufrate, sulle rive del Ghermili e dell'alto Kizil irmak, sono messe dai musulmani nel novero delle sêtte cristiane, perchè bevono vino, non velano le donne, praticano le cerimonie del battesimo e della comunione [519]. Di tutti i settari, i Kizil bash sono quelli che i loro vicini accusano più ostinatamente - a torto od a ragione - di celebrare feste notturne, in cui regna la promiscuità più completa: indi il nome di Terah Sonderan o "Spegnitori di Lumi", sotto il quale sono generalmente indicati [520]. Il capo religioso dei Kizil bash risiede nel Dersim, presso il fiume Murad [521].
      Altri settari abborriti sono quelli che i loro vicini chiamano "Adoratori del Diavolo". I Kurdi Yezidi o Scemsieh, sebbene pochi di numero, cinquantamila al più, sono sparsi sopra uno spazio molto vasto: vivono accantonati principalmente nelle montagne di Singiar a nord delle campagne della Mesopotamia, ma ne esistono anche sugli altipiani di Van e d'Erzerum, cosi come in Persia e nella Transcaucasia, presso le rive orientali del Goktscia; [522] una delle loro colonie s'era anzi avanzata fino al Bosforo, di fronte a Costantinopoli [523]. Odiati, esecrati dai loro vicini di ogni religione e di ogni razza, ora obbligati a combattere, ora fuggenti davanti ai loro persecutori, decimati dalla farne e dalle malattie più ancora che dalla spada, sono però riusciti a mantenere di secolo in secolo le loro povere comunità, senza avere, come gli Ebrei, il solido punto d'appoggio, di un corpo di tradizioni scritte, e della storia d'un lungo passato d'indipendenza: non hanno che la loro fede e la memoria delle lotte della vigilia per incoraggiarsi a quelle della dimane; pretendono che il loro gran santo, lo sceikh Adi, abbia scritto un libro di dottrina, Aswat o il "Nero", ma nessun documento prova la verità di questa asserzione, inventata probabilmente per farsi rispettare dai musulmani [524]. In nessun luogo vivono indipendenti; i Yezidi del Singiar, Kurdi incrociati cogli Arabi, che da varie generazioni vivevano in repubbliche autonome nelle loro cittadelle di rupi, furono in gran parte sterminate nel 1838, si affumicarono le grotte, nelle quali i più s'erano rifugiati; le donne furono vendute per schiave ed i miserabili avanzi delle tribù dovettero accogliere dei padroni musulmani.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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