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      Una metà della popolazione mena un'esistenza seminomade, fra i pascoli d'inverno ed i pascoli d'estate, e le povere costruzioni erette da questi pastori, sono di quelle che il tempo bentosto confonde col suolo circostante. La tenda, abitazione estiva del pastore kurdo, si presenta sotto un aspetto ben altrimenti imponente dell'umile capanna d'inverno: il cono di feltro nero, contrastante colla distesa verde delle praterie, s'innalza a cinque o sei metri di altezza ed è attaccato con lunghe corde di crine al circolo di piuoli conficcati nel suolo. Dalla parte, da cui la vista si stende più lontano sull'orizzonte montuoso, gli orli della tenda sono rialzati a doppia altezza d'uomo da pali inclinati, le cui punte sollevano il feltro in festoni di curve regolari, e da questa larga apertura si vedono, occupati nei loro lavori, le persone dell'interno, ora mezzo velate dall'ombra, ora staccate nella luce sul fondo nero. Gli alloggi d'inverno, così quelli degli Armeni come quelli dei Kurdi, sono per lo più capanne per metà sotterranee, i cui tetti, ricoperti di terra, si distinguono appena dal suolo contiguo; le stesse erbe crescono sulla casa e sui terreni circostanti, in primavera ed in estate vi sbocciano gli stessi fiori. Se non si vedessero le piramidi di letame seccato, che sorgono accanto ad ogni dimora, si passerebbe sopra un villaggio senza accorgersi della sua esistenza. Alcuni capi potenti fra i Kurdi possiedono grandi case di pietra, aventi persino caminetti di marmo, ma sempre distribuite in maniera che il padrone abbia sotto gli occhi i cavalli, che formano la sua gloria e la sua gioja: un muricciuolo separa la scuderia della gran sala e porta le colonne che reggono il tetto [531].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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