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      Da Bagdad a Mardin non si vedono forse sei alberi, fuori dei fondi coltivati e della cima delle colline. Tuttavia le steppe del nord offrono pure terreni d'una grande fertilità, dove potrebbero vivere milioni d'uomini, se utilizzassero le acque dei torrenti e deviassero a loro profitto le correnti del Tigri e dell'Eufrate; nella primavera, i cani da caccia, che percorrono la steppa, ritornano tutti ingialliti dal polline dei fiori [607]. La grande pianura, verdeggiante da febbraio a maggio, gialla nel resto dell'anno, appartiene alla zona russa per le sue artemisie, all'area sahariana per le sue mimose, al bacino mediterraneo per le sue graminacee [608]. La maggior parte dei botanici, confermando quanto diceva Beroso ventitre secoli fa, assicura che la pianura dei Due Fiumi è il paese dei cereali per eccellenza: colà è stato impastato il primo pane; già sul principio del secolo, nel 1807, il viaggiatore Olivier scoprì, in un burrone disadatto alla coltura, del frumento, dell'orzo e del grano di spelta che crescevano spontanei, e da quell'epoca parecchi botanici hanno ritrovato questa specie nella regione dell'Eufrate medio [609]. Da sud a nord e da ovest a est, la Mesopotamia offre una successione di zone, separate le une dalle altre da linee irregolari. Le palme non oltrepassano a nord la base meridionale del Singiar; sull'Eufrate, l'ultima grande piantagione di palme è quella d'Anah; a Tekrit, sul Tigri, si mostrano i due ultimi dattolieri da frutto, avanguardia delle foreste della bassa Mesopotamia: essi indicano il limite naturale della dominazione araba, e più a nord comincia il dominio dell'olivo kurdo ed armeno.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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